martedì 21 giugno 2016

ViKiLab Carloforte Il Maestro d'Ascia

ViKiLab Carloforte

Il Maestro d’Ascia




Abbiamo incontrato Tonino Sanna, maestro d’ascia e ci ha raccontato la sua storia…

Io mi chiamo Antonio Sanna e faccio il maestro d’ascia, l’artigiano che costruisce le barche in legno.
Avevo nonni e zii con le barche, quindi avere la barca e costruirmela da solo mi ha sempre affascinato.
Ho iniziato nel 1989: prima navigavo, poi c’è stata la crisi e sono andato nelle botteghe per imparare il mestiere. 
Il mio primo maestro è stato Kekè, Francesco Biggio, poi c’è stato Giovannino Biggio e infine Stefano Rossino
Tutti i vecchi maestri che tradizionalmente, a quel tempo lavoravano.
A Carloforte la tradizione del maestro d’ascia è antica quanto il paese, perché quando i primi coloni sono arrivati sull’isola c’erano già i maestri d’ascia: i coloni era corallari e pescavano con le coralline.
La tradizione nasce con la necessità dell’uomo di attraversare il mare o i fiumi e che li ha portati a capire che alcuni materiali, come il legno, quindi i tronchi galleggiavano sull’acqua. Poi ha compreso che il tronco poteva essere scavato, così da poter fare tutte le barche che ora conosciamo.




Una barca inizia come una casa, con un disegno: quando al cliente piace il disegno si inizia la barca, si va alla ricerca del legno e si parte dalla chiglia, poi viene appoggiata l’ossatura e infine si crea un guscio.
Quando si taglia il legno non può essere lavorato subito, bisogna tagliarlo un po’ più grosso e poi messo a spessore perché il legno non rimane dritto appena tagliato.
Usiamo legni resistenti all’acqua di mare: il legno che deve stare in acqua deve assorbirne il meno possibile (l’abete assorbe molta acqua e il rovere pochissima), quindi servono legni che stanno bene in acqua come il pino d’Aleppo, l’olivo, la quercia, il frassino o il teck
Noi costruiamo barche tipiche della carpenteria tipica: gozzi, schiffetti, cannotti, paranzelle, praticamente le vecchie barche da pesca che si usavamo a Carloforte. con un disegno particolare.
Le altre sono barche per navigazioni costiere e fatte per i forestieri e qualche Carlofortino. Per esempio c’è un cliente che si è fatto fare una barca di 7,50 mt, la prende, da fondo vicino alla spiaggia del giunco e si legge il giornale.
Ci sono barche di 5 mt che si fanno in sei mesi. un anno e mezzo per 10 mt circa.
Oggi le barche le comprano in pochi, l’ultima l’abbiamo fatta nel 2007 ed è stata una piloga con la prua diritta.
Principalmente a possedere le barche sono i pescatori, poi gli appassionati delle barche in legno. armate a vela latina.
Fino a qualche anno fa si facevano le regate, ma ora un po’ meno: ma ci sono alcuni appassionati di vela, che le acquistano per andare a farsi un giro così.
L’ultimo schifetto è stato fatto nel 2006 e adesso è in Svizzera.
Diciamo che la barca più tipica è lo schifetto, da nessuna parte del mediterraneo l’opera morta è fatta così!
In questi ultimi tempi io faccio un po’ tutto, ma prima c’erano altre figure di artigiani che lavoravamo insieme al maestro d’ascia: il calaffato che rendeva stagna la barca con ferri appositi con spago e pece.

C’erano i segantini che tagliavano a mano il legno, adesso invece i si tagli si fanno con le macchine.

La mia giornata inizia presto, dalle 7,30 sono al lavoro. poi si prepara il da fare per l’operaio. e ci dividiamo i compiti.
Con me ora c’è un mio cugino, da 10 anni.
Di regola non lavoro il sabato e la domenica, ma se abbiamo una consegna si lavora anche il fine settimana.

Non è un lavoro noioso, per niente anzi è molto creativo. si crea qualcosa.

Prima le barche si costruivano tutte fuori: il cantiere ha un’area coperta e scoperta. Dentro c’è il laboratorio per farle barche e i restauri.
All’esterno teniamo le barche in rimessaggio invernale e vengono fatte le manutenzioni che si dovrebbero mettere a terra almeno una volta all’anno perché a terra si asciuga e si possono fare le manutenzioni ed essere dipinte.


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